Jianfa vs. Michael Kors

Jianfa vs. Michael Kors: la confusione inversa ed il suo effetto Boomerang

Il 30 Marzo, 2020, la Corte Suprema di Pechino ha negato la contraffazione del marchio MK che la ricorrente, Shantou Chenghai Jianfa Handbag Factory (Jianfa), lamentava nei confronti della Michael Kors Company.
Questa la cronistoria dei fatti.
 
La Shantou Chenghai Jianfa Handbag Factory (Jianfa), titolare di un marchio caratterizzato dalle lettere MK per identificare delle borse in classe 18, si era attivata contro la Michael Kors Company rea, a suo parere, di aver adottato una serie di marchi simili, se non identici al suo, per la stessa tipologia di prodotti.
 
La Jianfa ha quindi deciso di citare in giudizio la Michael Kors Company lamentando la violazione del suo marchio e chiedendo un risarcimento danni pari a 95 milioni di RMB (circa € 11.700.000 al cambio attuale).
 
Purtroppo per la Jianfa, tutte le autorità giudicanti, compresa la Suprema Corte di Pechino, hanno avuto un’opinione diversa.
 

Quali furono le motivazioni della Suprema Corte di Pechino nella vertenza Jianfa vs Michael Kors Company?

 
La Suprema Corte di Pechino ha sostenuto che il marchio MK intestato alla Jianfa fosse una semplice combinazione di due lettere minuscole "m" e "k", e che il suo carattere distintivo fosse rinvenibile solo nell'aspetto grafico complessivo.
 
La banalità della costruzione letterale imponeva una comparazione dal punto di vista stilistico, ed i marchi della Michael Kors Company apparivano del tutto differenti da quello anteriore.
 
La Suprema Corte di Pechino si è poi espressa sull’assenza della notorietà del marchio mk che la Jianfa aveva rivendicato per rafforzare il carattere distintivo del suo marchio.
 
A detta della Corte, sebbene il marchio anteriore fosse stato registrato nel 1999, la maggior parte dei prodotti era stata oggetto di esportazione, e quelli distribuiti nel territorio cinese erano in numero troppo esiguo per avallare la notorietà del marchio nel mercato interno.
 
La Corte si è poi soffermata sulla presunta malafede della Michael Kors Company, negandola.
 
Infatti, "MK" doveva essere percepito come l’acronimo di "Michael Kors", entrambi adottati nei canali di vendita sin dal 2011, anno del loro ingresso nel mercato cinese, e grazie all’utilizzo su larga scala, "MK" era riconosciuto dal pubblico di riferimento proprio come l'acronimo del marchio patronimico "Michael Kors".
 
Inoltre, la Corte ha ribadito che anche la tipologia del consumatore e la sua capacità attentiva delle rispettive parti erano differenti.
  
Infatti, i prodotti della Jianfa, oltre ad essere destinati principalmente all’esportazione, erano di taglio economico, mentre quelli avversari venivano venduti in negozi esclusivi cinesi, ad un prezzo elevato.
 

La Jianfa ha creato confusione inversa


La Corte si è poi soffermata sull’importanza dell’esistenza di un titolo registrato in Cina, ma ha anche precisato che il proprietario dovrebbe sempre comportarsi in modo da non creare egli stesso confusione.
 
Su questa premessa di carattere generale, la Corte ha accertato che, a decorrere dal 2015, la Jianfa aveva iniziato a modificare il suo marchio MK al punto da renderlo sempre più simile a quelli della Michael Kors Company.
 
Tale comportamento ha configurato una fattispecie di confusione inversa della Jianfa ai danni della Michael Kors Company, che la Corte ha punito, rigettando in toto il ricorso.
 
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