15 ottobre 2025

Intelligenza Artificiale e Diritti Digitali: il confine sottile nel modello di Meta

L’Intelligenza Artificiale generativa è entrata prepotentemente nel nostro quotidiano negli ultimissimi anni aprendo orizzonti inediti, ma dando spazio anche a interrogativi cruciali sul tema della tutela dei diritti digitali e della privacy. Meta, casa madre di Facebook e Instagram, ha recentemente deciso di lanciarsi in questa rivoluzione tecnologica sfruttando però i contenuti generati dagli utenti per addestrare il suo modello di IA.

Ma cosa implica realmente questa scelta? In un mondo sempre più digitalizzato, dove tutti siamo produttori – e fruitori – di contenuti, chi tutela davvero i diritti fondamentali degli individui? Le normative, come il GDPR, sembrano faticare a stare al passo con l’evoluzione tecnologica e con la crescita di piattaforme come Meta. 

Se carico una foto, un post, un commento, è giusto che quei dati vengano impiegati, spesso all’insaputa dell’utente, per migliorare un algoritmo? La questione non è, dunque, solo tecnica, ma profondamente etica e giuridica.
 

L’addestramento dell’AI di Meta: tra pubblico e privato


Meta ha dichiarato recentemente (2025) l’intenzione di sviluppare un proprio sistema di Intelligenza Artificiale generativa, volto a migliorare l'esperienza degli utenti sulle sue piattaforme. Tuttavia, dietro all’entusiasmo per il progresso tecnologico si celano preoccupazioni legate alla trasparenza, alla privacy e all’uso legittimo dei dati. 

Post, video e foto pubblici sono oggi i principali materiali utilizzati per addestrare l’IA. L’interrogativo che ne deriva è se sia giustificabile l’impiego di contenuti creati dagli utenti per finalità diverse da quelle per cui sono stati condivisi, senza che sia stato espresso un chiaro consenso. 

L’uso dei dati pubblici per alimentare l’AI potrebbe sembrare giustificato, ma la questione si fa più sfumata quando consideriamo che ogni post e ogni immagine condivisa rappresentano non solo contenuti visibili ma anche pezzi della nostra identità digitale, e non è detto che la sua condivisione porti sempre vantaggi a chi l’ha generata.

Sebbene Meta abbia assicurato di non utilizzare, almeno per ora, dati privati come quelli contenuti nei rullini fotografici non pubblicati, il rischio di un ampliamento progressivo del perimetro resta. E con esso, le implicazioni legali ed etiche.

La distinzione tra dati pubblici e privati diventa quindi un punto nevralgico. Mentre i contenuti pubblici sono accessibili a tutti, i dati privati - come i messaggi diretti e le informazioni sensibili - sono tutelati dal GDPR, che impone regole rigide a tutela della privacy, degli utenti, compreso il diritto all’informazione e al consenso esplicito.


I confini della Proprietà Intellettuale e il diritto d’autore


Sotto un diverso profilo, anche se gli utenti conservano i diritti sui contenuti che creano, l’utilizzo di questi materiali da parte di Meta per addestrare algoritmi, in assenza di un’autorizzazione specifica, solleva dubbi in merito alla conformità con la Direttiva sul diritto d’autore dell’Unione Europea n. 2019/790 così come recepita negli ordinamenti nazionali degli Stati membri. Il problema si complica ulteriormente quando i contenuti non sono stati espressamente destinati a un uso commerciale o tecnologico. 

La domanda centrale è se l’uso di questi contenuti come imput possa essere giustificato da un interesse legittimo nel migliorare i servizi offerti dall’AI, o se costituisca invece una violazione di diritto d’autore.

Nel maggio 2025 l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) ha diffuso uno studio dal titolo “The Development of Generative Artificial Intelligence from a Copyright Perspective”, dedicato al rapporto tra IA generativa e diritto d’autore. Il documento analizza in particolare le criticità connesse all’addestramento dei modelli, all’impiego di opere protette, alla qualificazione dei contenuti prodotti dall’IA e alla possibile creazione di un mercato delle licenze per i dataset utilizzati nel training.
 

Reazioni e conseguenze


Le principali argomentazioni legali presentate contro Meta si concentrano sull'uso non autorizzato di contenuti protetti da copyright. Diverse associazioni, come la Creative Commons e la European Copyright Society, hanno sottolineato che Meta, pur avendo accesso ai contenuti pubblici, non ha il diritto di utilizzarli per scopi diversi da quelli per cui sono stati condivisi, senza una licenza esplicita o un accordo con gli utenti. 

In risposta, Meta ha introdotto alcuni meccanismi di opposizione, come la possibilità per gli utenti di limitare la raccolta e l’uso dei propri dati tramite le impostazioni di privacy. Tuttavia, la trasparenza e l’efficacia di tali meccanismi sono state ampiamente criticate, con molti utenti che si sentono ancora poco informati su come i propri contenuti vengono effettivamente utilizzati. Secondo NOYB (None of Your Business), "l’intero processo di raccolta dei dati da parte di Meta potrebbe violare diversi articoli del GDPR, in particolare quelli relativi al consenso informato e alla finalità del trattamento".

Se l’uso dei dati senza il consenso esplicito degli utenti venisse dichiarato illecito, Meta potrebbe non solo affrontare sanzioni economiche, ma anche subire danni significativi alla propria reputazione. Le implicazioni legali e la pressione dell’opinione pubblica potrebbero costringere l’azienda a rivedere il proprio modello di business e la gestione dei dati, con conseguenze anche sul settore dell’intelligenza artificiale.
 

La sfida del futuro


L’industria dell’IA si trova di fronte a un bivio. Se da un lato l'innovazione è essenziale per il progresso tecnologico, dall’altro diventa imprescindibile garantire il rispetto dei diritti digitali e della proprietà intellettuale.

Le sfide normative, le reazioni degli utenti e le implicazioni legali sono solo l’inizio di un dibattito che continuerà a evolversi nei prossimi anni. La speranza è che, con un’adeguata regolamentazione, si possano creare le condizioni per uno sviluppo tecnologico che non comprometta la tutela della persona e dei suoi diritti d’autore.

In un contesto sempre più complesso, Meta e le altre grandi aziende tech dovranno muoversi con attenzione, poiché il futuro della proprietà intellettuale digitale potrebbe dipendere dalle scelte fatte oggi.

Il Team di Praxi IP è disponibile per approfondimenti all’indirizzo contact@praxi-ip.praxi.
 

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